“Bum”. Nebbia. “Patria. Il paese di Caino e Abele” di e con Fabio Banfo

Patria è il paese della nebbia, che nasconde le cose e confonde i contorni. Patria è un paese con la p minuscola, ma anche con la P maiuscola. Patria è il paese di Caino e Abele: non quelli della Bibbia, sono solo i loro soprannomi. Patria è il paese dove tutti hanno un soprannome, o un ruolo: ci sono il prete, il maestro e il sindaco, ci sono una madre depressa e una zia irruente, c’è Eunice, la procace barista, e ci sono Lascia-o-raddoppia, la Linea e S’i-fossi-foco, compagni di Abele nella sua classe differenziale. Sì, perché è rimasto un po’ tontolone Abele, da quando Caino lo ha fatto cadere dall’albero: ma è davvero andata così? Comunque sia, Caino è scomparso, come suo padre. Si dice che sia morto nell’esplosione di un treno – perché Patria è il paese in cui i treni esplodono; Abele non ci crede e vorrebbe andare a cercare suo fratello. Ma non può, perché Patria è il paese da cui non riesci ad andartene.

Agli inizi di novembre, l’attore e regista Fabio Banfo ha portato sul palco di Campo Teatrale (Milano) Patria. Il paese di Caino e Abele, monologo surreale e malinconico, di un’amarezza stemperata da sprazzi di tenerezza. La storia d’Italia dal dopoguerra ai giorni nostri è ripercorsa attraverso le tragicomiche peripezie di Abele, un puro, che nella sua innocenza coglie verità che nessun altro vede. E può dirle: tanto non gli crede nessuno – in questo ricorda Poldo, voce narrante del monologo sul disastro di Seveso Il paese delle facce gonfie.

Le avventure di Abele tracciano una linea ideale che congiunge vicende sanguinose e inquietanti: dalla strage del Treno Italicus, all’attentato contro Papa Giovanni Paolo II, dalla malagiustizia del caso Tortora alle stragi di Capaci e via d’Amelio, fino agli oscuri legami tra massoneria, politica e mafia. Mafia che, come dice l’ambiguo zio Licio, “vuol dire bellezza” e siccome Patria è il Bel Paese, “si può dire che è un Paese mafioso”. Patria nasce dalla collaborazione tra Banfo e gli artisti della Compagnia Eco di Fondo: Giacomo Ferraù è alla regia, con l’assistenza di Giulia Viana. Insieme hanno dato vita alle immagini di un testo fortemente evocativo: ogni oggetto, ogni personaggio-simbolo è come una carta, il cui retro rivela un pezzo di società italiana.

Banfo interpreta tutti i personaggi, caratterizzando ciascuno con una postura, una parlata, un timbro di voce, una gestualità e una mimica diverse; l’attore, dinamico, riempie la scena, tra banchi di nebbia suggestivamente retroilluminati, canzoni evocative di decenni andati e il volume di una tv che diventa sempre più pervasiva. Impercettibilmente, durante il racconto si compone il fotogramma di un’ultima esplosione, catartica e immobile, che lascia in bocca l’amaro. Patria è il Paese dei fratelli che si uccidono, Patria è il Paese dei nonni, che stiamo consegnando, smembrato, a figli inconsapevoli.

Greta Salvi

Patria. Il Paese di Caino e Abele – di e con Fabio Banfo – ideato da Fabio Banfo, Giacomo Rerraù e Giulia Viana – regia: Giacomo Ferraù – drammaturgia: Fabio Banfo – Co-produzione Centro Teatrale MaMiMo e Eco di Fondo

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